sabato 28 novembre 2015

Intervista a Tommy Dibari

Salve lettori!
Oggi mi accingo a scrivere un post per me molto importante. Tommy Dibari, uno scrittore che ho conosciuto da poco e che mi ha conquistata, mi ha concesso un'intervista!



Ma andiamo con ordine. Ho letto il suo libro "Sarò vostra figlia che non mi fate mangiare le zucchine -  Storia di un'adozione" di cui trovate la mia recensione QUI.

L'autore Tommy Dibari è uno scrittore e un autore televisivo. Per darvi un assaggio della portata dei suoi lavori, vi dico solo che è uno degli autori di programmi come "Striscia la Notizia" e "Paperissima Sprint" su Mediaset, "Fiesta" su MTv e "Artù" su Raidue.
Come vi ho detto è anche uno scrittore, e ha scritto più di un libro, ma questo lo vedremo successivamente, attraverso l'intervista.

Io, entusiasta e un po' su di giri dopo aver letto il suo libro, ho deciso di scrivergli su Facebook, per fargli i complimenti per aver dato vita ad un'opera che mi ha tanto ispirata, emozionata e guidata verso una scelta di vita importante. Gli ho anche chiesto se sarebbe stato interessato a rispondere ad alcune domande.
Lui non solo mi ha risposto subito, ringraziandomi, ma ha anche dato la sua disponibilità. Una soddisfazione immensa.
Quindi ci siamo, eccovi la mia prima vera intervista, ad un autore vero e soprattutto, fenomenale!


- La prima domanda che mi viene in mente è: perché hai deciso di scrivere un libro che raccontasse la tua esperienza, o meglio la vostra esperienza, di adozione?

Perché volevo condividere con gli altri un esperienza così profonda e guardare per mezzo del libro la speranza di chi ha smesso di sperare.

- Come ti senti pensando che adesso tutti coloro che acquistano il tuo libro conosceranno una parte intima e privata della tua vita matrimoniale, le difficoltà e le sofferenze che avete affrontato prima di prendere la decisione di adottare un bambino?

Esattamente come prima, in me non è cambiato nulla, ho solo compiuto un gesto che andava fatto: senza tabù, senza dogmi, senza stigmi.

- Parliamo adesso della tua scrittura. Mi sono immersa nel tuo racconto a tal punto da sentirmi parte della storia, come se fossi insieme a voi nelle sale d'attesa degli ospedali, oppure attaccata al telefono ad aspettare la fatidica chiamata. Questo è il tuo primo libro oppure hai già avuto modo di scrivere altro? 

Sempre materie sociali. “La cambusa – storia d’amore e di altre malattie” ed. Rizzoli , un romanzo di formazione, e “Non ho tempo da perdere” ed. Cairo, un romanzo più corale. In entrambi i casi un inno alle donne e alla gioia.

- Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? E' stato una specie di diario scritto man mano che vivevate le esperienze oppure è stato un racconto nato dopo l'arrivo di Martina?

Esattamente il tempo di una gravidanza: nove mesi. Come vedi tutto torna.
È stato scritto dopo l’arrivo di Martina, perché la scrittura così come ogni opera d’arte richiede un tempo di sedimentazione.

- Vostra figlia ha letto il libro? Cosa ne pensa?

Ha letto solo qualche lettera. Quello che pensa lo scoprirò tra qualche anno. Adesso sono solo emozioni.

- Le lettere a lei destinate all'interno dei vari capitoli, sono state realmente scritte da te ed indirizzate a lei oppure si trovano solo all'interno del libro?

Sono farina del mio cuore, scritte per essere parte integrante del libro.

- Se potessi tornare indietro, tu e tua moglie prendereste fin da subito la decisione di adottare un bambino, oppure rifareste tutto come avete fatto?

Lo faremmo subito, senza aspettare un istante.

- Che cosa provi quando rileggi il tuo libro, o alcuni passi? Pensi di essere riuscito a trasmettere al lettore tutto ciò che volevi comunicare?

Penso di essere riuscito a trasmettere tutto quello che dovevo più che potevo! E questo mi basta.

- Quanto è stata importante la Fede lungo il cammino che avete intrapreso e percorso?

La Fede è stata importante e continua ad esserlo, è la mia terrazza a mare e mi permette ogni tanto di avere un lato libero verso il quale andare.

- E adesso la domanda che mi sorge spontanea pensando che io non affronterò una gravidanza che mi permetterebbe di prepararmi al cambiamento: come è diventare genitori da un giorno all'altro?

In realtà non lo si diventa da un giorno all’altro, perché anche nell’adozione esiste l’attesa di una gravidanza solo che il cordone ombelicale è fatto spesso di burocrazia, il liquido amniotico sono bisbigli e speranze, i corridoi dell’ospedale sono le sale d’attesa dei tribunali. 

Grazie infinite a Tommy Dibari per avermi dato questa opportunità. 
Grazie a voi che continuate a seguirmi.
E grazie al mondo dei libri, perché mi permette di entrare in contatto con persone così.

1 commento:

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