Eccomi tornata gente!
Il libro di cui vi parlo oggi
è una lettura meravigliosa, interessante ed istruttiva. Sto parlando di Furore
di John Steinbeck, pubblicato nel 1939, edito da Bompiani. Per questo libro l’autore vinse nel 1940 il premio Pulitzer. Steinbeck
ha comunque sempre detto di non aver scritto per ottenere un premio o per una
causa politica (nonostante in moltissimi cercarono di associarlo a qualche
partito, in particolare quello comunista), ma di scrivere per l’uomo.
Parliamo della storia che
questo libro racconta. Siamo negli anni ’30 in Oklahoma e il libro inizia con
Tom Joad che appena uscito di prigione si incammina verso casa dei suoi
genitori, dove vivono anche i suoi fratelli e i nonni. La sua è una famiglia di
mezzadri che lavorano la terra per conto dei proprietari terrieri, in cambio di
qualche dollaro e parte del raccolto. Durante il suo cammino incontra Casy, un
uomo che un tempo era stato un predicatore, ma che ha perso la vocazione ed è
alla ricerca di sé stesso. Insieme vanno verso casa di Tom, ma la trovano
distrutta, tutti gli averi sono stati portati via e la famiglia non c’è.
Vengono a sapere che la famiglia si è trasferita a casa dello zio John in
attesa di partire tutti insieme, lasciare l’Oklahoma e raggiungere la
California. Perché se ne devono andare? Perché sono arrivati i trattori:
macchine infernali che prendono il posto di 12 uomini per fare il lavoro in
minor tempo. I proprietari terrieri, strozzati dalle banche che esigono i
pagamenti (ricordiamoci che c’è appena stata la crisi del ’29), sono costretti
a mandar via tutti i loro mezzadri. E perché decidono di andare proprio in California? Perché lo stato
dell’Oklahoma era stato invaso da volantini colorati distribuiti da proprietari
californiani che chiedevano manodopera promettendo paghe alte.
Ecco quindi che la famiglia
Joad parte in quello che risulterà essere un viaggio pieno di insidie e di
difficoltà, durante il quale alcuni elementi della famiglia abbandoneranno i
parenti per vari motivi. Su un vecchio camion scalcinato, con pochi dollari e
qualche avere caricato sul cassone, la numerosa famiglia inizia il suo cammino
lungo la Route 66. Man mano che si avvicinano alla meta però, iniziano le
avvisaglie di quale sarà la realtà che troveranno. Non è vero che c’è così
tanto lavoro, ma soprattutto non è vero che le paghe sono alte. Scopriranno
molto presto che il mercato è una cosa molto complicata, che domanda e offerta
hanno un ruolo essenziale, e che quando c’è crisi di certo non ci si fanno
problemi a sfruttare i lavoratori.
Parliamo adesso della
struttura del romanzo. I capitoli sono alternati, un capitolo breve ed uno
lungo. Quelli lunghi narrano la storia della famiglia Joad, mentre quelli brevi
sono degli approfondimenti sul mondo che li circonda. I capitoli lunghi hanno
la parte narrata scritta in italiano perfetto, mentre le parti dialogate sono
sgrammaticate, scorrette. Questo rende molto reale la narrazione, denota
perfettamente i personaggi, che sono contadini, ignoranti e molto ingenui.
Sembra di sentir parlare i nostri nonni. I capitoli brevi invece sono a volte
scritti come se parlasse un personaggio (pensiamo ad esempio ad un capitolo
scritto dal punto di vista di un venditore di auto usate che istruisce un
dipendente su come aggirare i clienti e trarre il massimo profitto), altre
volte invece questi capitoli sono scritti dallo stesso narratore, come ad
esempio il capitolo in cui racconta come i proprietari decidevano le paghe
oppure come tutti coloro che viaggiavano verso la California si organizzassero
in accampamenti la sera per cenare e dormire, prima di riprendere il viaggio.
Passiamo ai personaggi. Quelli
principali possiamo dividerli in maschili e femminili. Gli uomini sono Tom, il
padre (chiamato semplicemente Pà), zio John e il predicatore. Gli uomini sono
grandi lavoratori, instancabili, ingenui, schietti e giusti. Cercano di
prendere le decisioni sempre consultandosi, e operano sempre secondo giustizia,
anche quando questa va contro la legge. E’ infatti importante per Steinbeck
sottolineare quanto la giustizia sia diversa dalla legge, questo è un tema
cardine della sua opera.
Le donne invece sono
principalmente due, Mà, la madre, e Rose of Sharon, la figlia incinta che
viaggia col marito. Nonostante all’inizio sembri che Tom sia il protagonista,
in realtà il personaggio carine è a mio parere proprio Mà. Forte, decisa,
instancabile, saggia, pratica e schietta. E’ colei che tiene unita la famiglia
durante tutto il viaggio, o che comunque ci prova con tutte le sue forze. E’
dolce con la figlia incinta, la capisce e la accudisce. E’ severa con i bambini
quando c’è da lavorare, da tenersi puliti, da riordinare. E’ comprensiva, ma
decisa con il marito. Anzi molto spesso lo sovrasta e prende lei da sola
decisioni che gli uomini non sono capaci di prendere. E’ una donna che nonostante
le avversità, la fame, la mancanza di cibo e di un riparo, non perde mai la
speranza. E’ grazie a lei che la famiglia alla fine risulta vinta, ma non
sconfitta.
Che cosa impariamo da questo
libro? Impariamo innanzi tutto che cosa vuol dire essere sfruttati sul lavoro. IL’impossibilità del lavoratore di ribellarsi ci fa arrabbiare.
In fondo gli emigrati in cerca di lavoro sono centinaia di migliaia. Se si
organizzassero potrebbero far valere i propri diritti. Ma la polizia sta ben
attenta ad incarcerare chiunque dia segno di diventare un capo.
Impariamo come era la vita
nelle Hooverville, le periferie delle città dove queste povere persone si
accampavano sotto un pezzo di cartone o una tenda aspettando di trovare un
lavoro.
Ciò di cui scrive Steinbeck
sono temi eterni: il dolore, la morte, la colpa, il riscatto e la ricerca del
paradiso perduto. E ne parla come un narratore esterno, che osserva e descrive
ciò che vede senza dare pareri. Sarà la coscienza del lettore a dargli
un’opinione su ciò che sta raccontando. Vittime di soprusi e violenze i Joad
sono protagonisti di una storia da sempre incasellata sotto l’etichetta di
Realismo Sociale. Furore è un grido di protesta contro l’inumanità dell’uomo
contro l’uomo.
Un’opera memorabile, su cui
spero di aver parlato in modo tale da avervi convinto a leggerla. Un libro
unico, attualissimo, speciale.
Ciao! :) come sempre una bella recensione/riflessione, ma ahimè, io non sono invogliata a leggerlo...è un libro che non mi ha mai incuriosita...
RispondiEliminaCiao! Ti ho nominata per il Liebster Award. =)
Eliminahttp://ifyouhaveagardenandalibrary.blogspot.it/2015/03/liebster-award.html
Ciao! Vado subito a vedere di cosa si tratta!!! :)
Elimina